L'Ingresso in Iran - Piccoli Contrattempi
Questa mattina sveglia all'alba. La frontiera dista solo solo 25 km dal nostro hotel ma considerando l'ora e mezza già persa in partenza e le probabili 2 ore necessarie per poterla attraversare preferiamo non rischiare.
Arriviamo alla frontiera turca che troviamo semi-deserta, a parte la fila di camion che però fortunatamente segue un altro iter. Nel giro di mezz'ora espletiamo le formalità di uscita dalla Turchia e ci appostiamo davanti al cancello della frontiera iraniana rigorosamente chiuso. Siamo soli e ci chiediamo : " ma chi vuoi che vada in Iran?".
A parte noi e i funzionari della dogana c'è solo un individuo che cerca insistentemente di cambiarci gli euro in rials. Finalmente aprono il cancello e ci spostiamo dall'altra parte apprestandoci ad affrontare il solito carosello tra un ufficio e l'altro come sempre avviene in questi paesi.
Non appena chiuso il cancello alle nostre spalle, un funzionario turco visibilmente alterato cerca di dirci qualcosa che non capiamo e si mette pure a litigare con un ufficiale iraniano il quale molto gentilmente ci spiega qual'è il problema. Siamo usciti dalla Turchia senza fare il controllo ai raggi X che però inspiegabilmente riguarda solo 3 delle 4 moto.
Ormai siamo fuori e ci viene la voglia di mandarlo "a quel paese" ma lui non molla e dopo una lunga discussione trova un accordo con gli iraniani che nel frattempo ci hanno ritirato i documenti.
L'accordo consiste nel riattraversare il cancello con le tre moto e andare in un edificio esterno dove faranno questo assurdo controllo. La situazione è paradossale, loro rientrano in Turchia senza il passaporto mentre io rimango in Iran ad aspettare che questa storia si risolva. Passa un'altra mezz'ora e finalmente vedo ricomparire i miei tre amici sorridenti che ben presto mi raggiungono per affrontare il secondo step.
Ormai siamo diventati amici del funzionario gentile che ci indirizza nei vari uffici di polizia e di dogana e da ultimo anche da una signora vestita di nero che ci sottopone ad un vero e proprio interrogatorio sul motivo del viaggio, sulle nostre idee politiche e sul nostro pensiero riguardo la condizione delle donne in Iran ecc. ecc.
Con un certo imbarazzo riusciamo a districarci alla bene meglio e finalmente possiamo andare a ritirare i documenti non senza aver dovuto sborsare una mancia di 20 euro a testa.
Riprendiamo le nostre moto e percorriamo i 2 km che ci separano dall'ultimo cancello che, forse grazie alla mancia, troviamo già aperto. Dopo tutte queste peripezie durate più di tre ore entriamo finalmente in Iran.
Ora siamo in Iran e ci avviamo verso Urmia per incontrare Hossein col quale Paolo aveva preso accordi per passare la notte presso la sua guest-house. Il traffico non sembra così caotico come ci avevano detto ma forse è ancora presto per dirlo. Infatti dopo pochi chilometri Franco viene investito da un'auto che usciva da un parcheggio in retromarcia facendogli fare un brutto capitombolo ma per fortuna è finito nell'aiuola spartitraffico senza riportare ferite. Anche la moto se l'è cavata senza eccessivi problemi: una borsa di alluminio deformata ma riparabile, la leva del freno storta e una freccia rotta. Dopo una mezzora siamo riusciti a ripartire.
Ci fermiamo a fare benzina e con un certo disappunto constatiamo che ci fanno pagare il triplo del prezzo esposto ma poi capiremo che è la prassi normale con gli stranieri. Comunque per il pieno ho speso l'equivalente di 2 euro pagando con i soldi cambiati dall'individuo in frontiera.
Tutto procede per il meglio e quando siamo nei pressi di Urmia incrociamo Hossein che nel frattempo ci era venuto incontro.
La guest-house non è esattamente ciò che mi aspettavo di trovare ma comunque Hossein è un bravo ragazzo col quale abbiamo passato la serata in una pizzeria iraniana in compagnia anche di un amico suo. La tanto decantata pizza però è da dimenticare.